I cibi più acquistati dagli italiani per Natale

Scopriamo insieme quali cibi natalizi hanno più successo sulle tavole degli italiani. Sono anche i vostri preferiti?

I magici giorni di Natale vogliono dire, oltre che spensieratezza e felicità, anche abbondanza culinaria, la quale si riflette anche sui numeri: il più recente bilancio, redatto dalla Coldiretti, stima che gli italiani abbiano complessivamente speso circa tre miliardi di euro per cibo e bevande tra le cene della Vigilia e l’appuntamento con il pranzo del 25 dicembre. Ma in che cosa sono stati spesi tutti questi soldi? Scopriamolo insieme.

I cibi più acquistati dagli italiani durante le festività natalizie

La tavola di Natale, è bene farlo presente, si trova per la quasi totalità degli italiani (88%) al sicuro tra le mure di casa ed è popolata da parenti e amici, mentre sono decisamente meno (circa 300mila) coloro che hanno deciso di festeggiare affidandosi alle sapienti cure di ristoranti o agriturismi.

Tavole imbandite per la la vigilia e per il pranzo di Natale degli italiani
Tavole imbandite per la la vigilia e per il pranzo di Natale degli italiani – Pexels @picjumbo.com – Vcode.it

 

Domina dunque il richiamo alla tradizione: numeri alla mano, il menù della Vigilia si è distinto per il pesce, presente in 8 tavole su 10 (78%), mentre per il pranzo di Natale a sfilare sulla tavola imbandita è stata soprattutto con la carne tra bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello al tacchino. Non sono mancate poi le minestre, le zuppe, paste ripiene e cappelletti in brodo per scaldare lo stomaco.

“Per la maggioranza delle tavole è stato scelto un menù a base di prodotto o ingredienti nazionali, con una spesa stimata – afferma Coldiretti – in 1 miliardo di euro per pesce e carne, compresi i salumi: 600 milioni di euro per spumante, vino e altre bevande, 330 milioni di euro per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 600 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 210 per pasta e pane e 210 milioni di euro per formaggi e uova”.

Coldiretti ha stimato che in media gli abitanti dello Bel Paese abbiano passato 2,7 ore in cucina a prepararsi,  una cifra da record che per alcuni è anche stata fonte di stress e pressione. Inoltre si evidenzia il ritorno alle tavolate, con in media 8 persone a condividere il menù natalizio (che salgono a 10 in Sicilia e Sardegna).

Non possiamo dimenticare il capitolo del bere: re dei calici di questo Natale è stato lo spumante, immancabile per nove italiani su dieci (89%), mentre il pasto si è concluso mettendo mano alla frutta locale di stagione (88%).

I numeri ci aiutano anche a capire chi, tra panettone e pandoro, quest’anno è riuscito ad aggiudicarsi il trono più ambito dell’anno: secondo Coldiretti è stato il panettone a spuntarla di misura (78% contro il 73% del collega e rivale), anche ben il 58% ha scelto anche i dolci della tradizione locale e una percentuale più piccola, ma comunque notevole (il 41%) ha deciso di mettersi alla prova con farina e mattarello per preparare da sé il dolce delle feste.
Niente regali invece quest’anno per 7,5 milioni di italiani che non hanno fatto doni per scelta o perché costretti a destinare il budget ad altre spese più urgenti. Sempre dall’analisi di Coldiretti emerge che sono stati spesi in media 189 euro a testa grazie pure al “tesoretto” delle tredicesime.
“La punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trovano ancora in molti: 3,1 milioni di persone che nel 2023 sono state addirittura costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare. Un’emergenza sociale – sottolinea Coldiretti – con il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per mangiare che ha superato quota 630mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356mila anziani sopra i 65 anni ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34mila disabili. Fra i nuovi poveri ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dal balzo dei costi dell’energia con il caro bollette”.
La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
Coldiretti ricorda anche che contro la povertà è cresciuta la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini, con quasi la metà degli italiani (44%) che quest’anno per Natale ha deciso di partecipare ad iniziative di beneficenza.
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