Dopo la multa milionaria dell’Antitrust per il caso del pandoro Balocco, la procura di Milano ha iscritto l’imprenditrice digitale nel registro degli indagati. Quanto è andato in beneficenza grazie alle campagne solidali
Dopo la multa milionaria dell’Antitrust per pubblicità ingannevole, per Chiara Ferragni, da settimane al centro della bufera mediatica, è arrivata un’altra tegola, l’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata. Al centro dell’inchiesta della Procura di Milano, la campagna di beneficenza legata alla promozione del pandoro Balocco griffato Ferragni Pink Christmas. D’altra parte non è escluso che altri prodotti sponsorizzati possano mettere nei guai l’influencer. In testa le uova di Pasqua Dolci Preziosi, su cui i pm hanno già aperto un fascicolo conoscitivo lo scorso dicembre.
A questo punto vale la pena fare i conti in tasca all’imprenditrice digitale più famosa d’Italia e provare a capire quanto effettivamente è andato in beneficenza grazie alle campagne solidali promosse dall’influencer.
Un patrimonio da 40 milioni di dollari
Secondo le stime di Forbes, il patrimonio della 36enne si aggira attorno ai 40 milioni di dollari. Solo nel 2016 la rivista l’aveva inserita nella lista dei trenta under 30 più influenti al mondo con un patrimonio netto di circa 8 milioni di dollari.
Le società di Ferragni: nel 2022 ricavi per 30 milioni
I bilanci delle due società che fanno capo all’influencer – Fenice e Tbs Crew – godono di ottima salute. La prima ha chiuso il 2022 con un fatturato di 61 milioni di euro, in crescita del 134% rispetto al 2021, e ricavi per quasi 14,3 milioni (+115%). Alla srl è riconducibile il brand Chiara Ferragni e dunque tutto l’impero legato alle licenze del marchio, dall’abbigliamento ai gioielli.
La seconda, Tbs Crew, lo scorso anno ha raddoppiato i ricavi, passati da poco più di 7 milioni di euro a 14,6 milioni. La società, della quale Ferragni è amministratrice delegata dal 2017, si occupa delle altre attività dell’imprenditrice: dalla gestione del blog e sito di e-commerce The Blonde Salad alla consulenza in digital marketing passando per le attività di scouting.
Il business di Instagram: 90mila euro a post
Discorso a parte merita il business legato a Instagram e ai quasi 30 milioni di follower. Secondo il sito di analisi e monitoraggio dei social media Hopperhq, Chiara Ferragni è la seconda italiana, dopo Khaby Lame, più pagata su Instagram, al 92esimo posto con un compenso che può superare i 102 mila dollari a post, più o meno 90mila euro.
Pandoro griffato: al San Raffaele solo 50mila euro
Secondo l’indagine dell’Antitrust, neanche un euro del ricavato delle vendite del pandoro a edizione limitata sarebbe andato in beneficenza a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Balocco si sarebbe limitata a fare una donazione di 50mila euro nel maggio 2022, prima dell’inizio della campagna promozionale. Fenice e Tbs Crew invece hanno incassato oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi dell’imprenditrice e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari.
Da qui la multa per pratica commerciale scorretta costata a Ferragni oltre un milione di euro (420mila euro a Balocco): l’influencer e l’azienda dolciaria avrebbero pubblicizzato il pandoro lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero contribuito con una donazione all’acquisto di un macchinario per l’ospedale pediatrico.
Uova di Pasqua: 36mila euro ai bambini con autismo
La campagna di beneficenza messa in piedi per le uova di Pasqua tra 2021 e 2022 avrebbe seguito più o meno lo stesso schema. Stavolta beneficiaria della presunta raccolta fondi è stata l’associazione I Bambini delle Fate, che si occupa di progetti di inclusione per minori con autismo. L’influencer, come ha confermato il proprietario di Dolci Preziosi Franco Cannillo, avrebbe ricevuto nel complesso un cachet di 1,2 milioni (500mila euro nel 2021 e 700mila circa nel 2022) per aver ceduto la propria immagine. La donazione, corrisposta solo dall’azienda, sarebbe stata invece di appena 36mila euro in due anni.
Insomma sembrerebbe che il caso del pandoro non sia “un errore di comunicazione”, come aveva sostenuto Ferragni nel video di scuse condiviso su Instagram, ma un copione ben rodato seguito in entrambi i casi.
Il futuro è promettente?
Fino a qualche settimana fa il futuro appariva promettente. Lo scorso giugno, Fabio Maria Damato, general manager di Chiara Ferragni Collection e Tbs Crew, al Sole 24 Ore ha previsto un trend in crescita anche per il 2023: “Il giro d’affari di Fenice dovrebbe arrivare a 71 milioni, quello di Tbs Crew a 18,9 milioni. Siamo molto soddisfatti della redditività di entrambe le società, che ci consente di pianificare investimenti a breve e medio termine anche per la distribuzione diretta del marchio”. Difficile a questo punto prevedere le conseguenze sul piano economico della bufera che ha investito le 36enne.
La fuga delle aziende, da Safilo a Coca Cola
Di certo la fuga delle aziende che hanno stretto accordi commerciali con l’influencer non lascia molto spazio all’ottimismo. Prima è stata la volta dell’azienda di occhiali Safilo, che ha interrotto l’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni a marchio Chiara Ferragni a causa di non meglio precisate “violazioni di impegni contrattuali”.
Poi è stata la volta di Coca Cola, che ha deciso di fermare lo spot tv che sarebbe dovuto andare in onda a partire dalla fine di gennaio, poco prima dell’inizio del prossimo Festival di Sanremo. “Al momento non prevediamo di usare questi contenuti”, è il laconico comunicato della multinazionale, che evidentemente teme l’effetto boomerang.
Alla lista presto potrebbe aggiungersi anche Monalisa, il marchio che produce abbigliamento per bambini. L’azienda starebbe “facendo valutazioni” sul futuro, ha fatto sapere la direttrice creativa Barbara Bertocci a La Repubblica.
… e dei follower
In fuga anche i follower. Dopo la bufera che l’ha travolta, la regina di Instagram ha perso circa 200mila seguaci. Certo è poca cosa rispetto a una base di quasi 30 milioni di seguaci. Eppure è emblematico del danno reputazionale subìto dall’influencer e di come sia volatile il successo guadagnato sui social media.
A poco sembra servito dunque il video di scuse. Né pare aver giovato la lunga assenza dai social interrotta solo lo scorso 3 gennaio con una story su Instagram “per ringraziare tutte quelle persone che in questi giorni” le sono state “vicino”. Le defezioni registrate finora hanno portato il numero dei follower a quota 26,5 milioni.