A 87 anni, Anna Mazzamauro fa a pezzi la Silvani e racconta il provino con Al Pacino

Anna Mazzamauro

Anna Mazzamauro-vcode.it

Franco Vallesi

Agosto 31, 2025

A 87 anni, Anna Mazzamauro si racconta senza filtri: il legame mai nato con Villaggio, l’amore per il teatro, e il desiderio di liberarsi una volta per tutte dalla maschera della Silvani.

«Se potessi, la strozzerei quella signorina Silvani». Anna Mazzamauro non usa mezzi termini quando si parla del personaggio che l’ha resa celebre, la donna che ha fatto innamorare milioni di italiani attraverso la saga di Fantozzi, che quest’anno compie cinquant’anni. Ancora oggi, per strada o alle Poste, tutti la chiamano così. E lei lo confessa con un misto di ironia e amarezza: «È stata la mia fortuna, ma anche una gabbia. Nessuno, dopo, avrebbe potuto vedermi nei panni di Medea».

L’attrice romana, che il prossimo 1° dicembre compirà 87 anni, è ancora in scena, tra spettacoli teatrali e monologhi che la riportano al pubblico con quella forza comica e tragica che l’ha sempre distinta. Ma il legame con la Silvani — «una donna santa e dimonia insieme» — è diventato col tempo una condanna artistica.

Con Villaggio mai amici: «Frequentava solo gente ricca e famosa»

Mazzamauro ricorda con lucidità i tempi della saga di Fantozzi. Il primo provino lo fece per il ruolo della Pina, ma fu Paolo Villaggio a cambiare le carte in tavola: «Questa qui è piena di difetti, ma li porta sui tacchi», disse al regista Luciano Salce, trasformandola così nell’oggetto del desiderio più assurdo del ragioniere più sfortunato del cinema italiano.

«Non eravamo amici», precisa però l’attrice. «Forse per questo ci siamo stimati». Dopo sei film insieme, resta il rimpianto di non essersi mai conosciuti davvero: «Una volta gli chiesi perché non ci vedessimo mai fuori dal set. Mi rispose: “Perché io frequento solo gente ricca e famosa”. Forse era una provocazione, ma neanche tanto».

Anna Mazzamauro
Anna Mazzamauro e Paolo Villaggio. Fonte foto www.wikipedia.org-vcode.it

Eppure, fu proprio Villaggio a regalarle il complimento più bello della carriera. In diretta tv, davanti a Barbara D’Urso, disse: «L’ho scelta come si sceglie un cesso». Lei replicò con prontezza: «Con quel cesso hai guadagnato molto». Poi, una volta usciti dagli studi, Paolo si avvicinò e le disse piano: «Anna, sei bellissima». Un momento che l’attrice non ha mai dimenticato: «Non parlava dell’aspetto, ma della mia anima teatrale, della libertà che provo quando recito».

Nonostante l’età, Anna Mazzamauro non ha mai lasciato il teatro. Sta portando in scena “Com’è ancora umano lei”, uno spettacolo che omaggia Fantozzi ma va anche oltre. A novembre debutterà con “Brava, bravissima, anche meno” al Teatro di Tor Bella Monaca, un progetto dove — dice — «faccio a pezzi la Silvani».

E mentre l’Italia celebrava i cinquant’anni del primo film della saga, lei non era alla festa a Roma. «Ma penso che la mia assenza si sia sentita». E in fondo è anche giusto così, per chi sta cercando da decenni di staccarsi da quell’etichetta. «È la mia gioia e la mia noia», ripete. Solo Francesca Archibugi le aveva proposto un ruolo diverso, una monaca gobba, ma lei rifiutò: «Solo tre battute. Io sono un’attrice, mica una comparsa».

E proprio da Hollywood, arriva ora un’occasione inaspettata. Al Pacino ha scelto una sua foto per un film in lavorazione, e lei ha già superato un secondo provino. Il ruolo? «Una mamma calabrese in cucina. Non posso dire di più». Ma è chiaro che il sogno è ancora vivo.

Una vita segnata dal teatro (e da assegni fasulli)

Con autoironia e grinta, la Mazzamauro parla anche della precarietà della vita da artista. «Aspetti assegni che magari non arrivano. Per questo voglio ringraziare Nicola Canonico, il mio attuale produttore, perché è una persona onesta». Il suo vero amore, però, resta uno solo: il teatro. «Per la mia bara useranno le tavole del palcoscenico», scherza.

Ha avuto una figlia, Guendalina, e un uomo che le è rimasto accanto per venticinque anni. «Poi non ce l’ha fatta più. È morto». Del primo amore, ricorda solo una frase epica: «Anna, ti amo ma non ti posso amare». E la sua risposta fu altrettanto teatrale: «Ma vedi d’annattene aff…».

Tra i ricordi teneri, anche quelli condivisi con il cast storico di Fantozzi: Plinio Fernando, che interpretava la figlia Mariangela, che tra una ripresa e l’altra restava in costume per essere coccolato. O Gigi Reder, il mitico Filini: «Prima di girare ridevamo così tanto che ci scioglievamo il trucco».

E poi le donne: la signora Fantozzi, prima Liù Bosisio, che lei ritiene l’unica vera, e poi Milena Vukotic, con cui ha parlato solo di recente, per la prima volta in tanti anni. «Sul set eravamo rivali. E noi attori veri, quando recitiamo, ci crediamo per davvero».

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