Alla scoperta di “La Palisiada”, il film che ha vinto il Torino Film Festival

Tutto su “La Palisiada”, il film vincitore del Torino Film Festival, leggi la trama e lasciati trasportare dalla storia di questo emozionante film

È stato un evento sorprendente al Torino Film Festival quando “La Palisiada”, un film diretto da  Philip Sotnychenko, ha vinto il premio per il miglior film. Questa pellicola ha certamente attirato l’attenzione del pubblico.

Ma cosa rende “La Palisiada” così speciale? Scopriamo insieme di più sulla trama, gli attori e la produzione di questo film vincente.

Torino Film Festival: il vincitore della 41esima edizione e tutti gli altri premiati

La squadra di giudici del Concorso Internazionale Lungometraggi, composta da Lyda Patitucci (Italia), Clément Rauger (Francia), Martin Rejtman (Argentina), Angel Sala (Spagna) ed Elisabetta Sgarbi (Italia), ha assegnato il premio come miglior film sottolineando la complessità e la libertà della storia nel costruire le scene, dimostrando una padronanza completa del regista, nonostante fosse il suo primo lavoro.

Una pellicola da film con luci blu e rosse
Foto | MarinaRazumovskaya @Canva – vcode.it

 

Inoltre, hanno premiato con il Premio speciale della giuria il film “Le Ravissement” di Iris Kaltenbäck, elogiandolo come un film ben riuscito in cui ogni elemento contribuisce al successo finale. Hafsia Herzi, Alexi Manenti insieme al resto del cast, hanno aiutato Iris Kaltenbäck a creare un primo film maturo e accattivante.

Hafsia Herzi ha anche vinto il premio come migliore attrice per “Le Ravissement”, con una menzione speciale per Barbara Ronchi nel film “Non riattaccare” di Manfredi Lucibello.

Martín Shanly è stato premiato come miglior attore per “Arturo a Los 30” diretto da lui stesso, mentre il premio per la migliore sceneggiatura è andato a Sébastien Laudenbach e Chiara Malta per “Linda veut du Poulet!”, diretto da loro.

Tra i documentari internazionali, “Notre Corps / Out Body” di Claire Simon ha prevalso, con il premio speciale della giuria (composta da Tizza Covi (Italia), Carlo Hintermann, (Svizzera/Italia), Jessica Woodworth (Belgio/Stati Uniti)) assegnato a “Clorindo Testa” di Mariano Llinás. “Silence of reason” di Kumjana Novakova ha ricevuto una menzione.

Il documentario italiano ritenuto il migliore è “Giganti Rosse” di Riccardo Giacconi, premiato per la sua abilità nel navigare tra realtà e finzione, esplorando conflitti familiari e la memoria traumatica di una feroce aggressione a un innocente. Il film usa la camera per rivelare segreti e sentimenti non detti.

Il riconoscimento speciale della giuria è andato a “Tempo d’Attesa” di Claudia Brignone, che presenta i mesi precedenti al parto come un periodo di condivisione, un antidoto alle paure che le donne spesso riportano in silenzio, ma che in questo film affrontano insieme. Immersi in questo ascolto reciproco, il periodo dell’attesa si trasforma in un attento momento prezioso.

Per quanto riguarda i cortometraggi italiani, la giuria ha selezionato “Un respiro parziale ma intero” di Lorenzo Spinelli come il migliore per il suo approccio unico e attento nel narrare l’incontro tra l’autore e Patrizia Cavalli, e per il suo uso creativo di filmati d’archivio. Il corto emoziona grazie alla sua intensità, similmente ad un breve poema.

Nel contesto dei migliori cortometraggi italiani, la giuria ha assegnato il riconoscimento speciale ex aequo a Le Fenne, un’opera di Giulia Di Maggio, e Even Tide, creazione di Francesco Clerici. Hanno anche riconosciuto Osas e le donne di Benin City di Gabriele Gravagna con una menzione speciale.

Per il concorso Crazies, la giuria, composta da Alessandro Boschi (Italia), Anaïs Emery (Svizzera), e Maurizio Tedesco (Italia), il premio per il miglior film è stato attribuito a Augure / Omen di Baloji. Inoltre, hanno dato una menzione speciale a Visitors – Complete Edition di Kenichi Ugana e a The Complex Forms di Fabio D’Orta.

“La Palisiada”: tutto sul film vincitore del Torino Film Festival 2023

Philip Sotnychenko, talentuoso regista ucraino, ha conquistato la 41esima edizione del Torino Film Festival con il suo film ‘La Palisiada’. Questo film, che si distingue per la sua complessità narrativa e libertà di regia, grazie alla combinazione sapiente delle scene. Il meritato riconoscimento arriva dopo la vittoria di Sotnychenko al Festival di Vilnius a marzo dello stesso anno per lo stesso film.

‘La Palisiada’, ambientato nel 1996 in Ucraina, pochi mesi prima la firma del Protocollo n.6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo da parte del paese, che ha portato all’abolizione della pena di morte, offre una visione profonda dell’Ucraina dell’epoca. Il film, che unisce elementi documentaristici e narrativi con il coinvolgimento di attori sia professionisti che dilettanti, rivela la storia di un omicidio brutale di un colonnello di polizia e le successive indagini condotte da un medico legale e un detective. Le loro vicissitudini personali si intrecciano con la storia tumultuosa della loro nazione.

‘La Palisiada’ offre un affresco preciso della vita e della subcultura giovanile ucraina, oltre a fornire una critica vivida del colonialismo imperiale che incombeva. La scena finale del film, una sparatoria, è stata girata in una prigione di Bucha, città che negli ultimi tempi ha assunto un significato simbolico a causa della violenza e distruzione legate alla guerra con la Russia.

Il direttore del Tff, Stefano Della Casa, ha lodato ‘La Palisiada’ come un film anticonvenzionale – duro, insolito, asciutto, che mostra un perfetto controllo della camera e del ritmo cinematografico. Ha espresso la speranza di una futura distribuzione del film anche in Italia.

Philip Sotnychenko, un regista di Kiev nato nel 1989, si immerge negli archivi VHS dell’Ucraina degli anni ’90 per costruire questo film. Le immagini sporche, la loro essenza analogica, sono impiegate con grande abilità sia a livello di narrazione che di forma. Gli archivi VHS sono cosparsi di ‘polvere del tempo’, che copre i cassetti della stanza, all’inizio del film. È la stessa ‘polvere del tempo’ che cade su quelle scene strappate da un thriller, dove si cercano di ricomporre i pezzi mancanti. Interminabili interrogatori che sembrano interviste e inquadrature fisse, come nel pranzo iniziale, dove la parola stessa crea tensione.

Regista, cast, sceneggiatura, fotografia e produzione

  • Regista del film è Philip Sotnychenko.
  • Il cast è composto da attori come Andrii Zhurba, Novruz Hikmet, Valeria Oleinikova, Oleksandr Parkhomenko, Oleksandr Maleev, Olena Mamchur, Danylo Bondarev, Stepan Barabash, Vyacheslav Turyanytsya, Sergiy Luzanovsky, Alexandr Mavrits, Lyudmyla Chyrkova, Sana Shahmuradova, e Yarema Malashchuk.
  • Il film, che ha una durata di 100 minuti, proviene dall’Ucraina.
  • La sceneggiatura è stata scritta da Philip Sotnychenko, con fotografia di Volodymyr Usyk, e montaggio a cura di Nikon Romanchenko e Philip Sotnychenko.
  • La produzione è stata affidata a Contemporary Ukrainian Cinema CUC, Viatel.
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