Streamer francese muore live su Kick dopo giorni di umiliazioni ripetute e abusi fisici

Muore streamer.

Ore di diretta trasformate in una tragedia senza precedenti. - www.vcode.it

Luca Antonelli

Agosto 21, 2025

Una diretta estenuante su Kick è diventata tragedia: il pubblico ha visto morire il creator sotto gli occhi di tutti.

Raphaël Graven, noto online come Jean Pormanove, è deceduto nella notte tra il 17 e il 18 agosto 2025 durante una diretta live su Kick. Lo stream durava quasi 300 ore quando il suo corpo è stato trovato immobile. Era conosciuto per i contenuti estremi, accettava abusi davanti a migliaia di spettatori per intrattenimento. Quelle ultime ore hanno aperto un caso che scuote il mondo del live streaming.

Le circostanze della morte e il contesto dello streaming

Jean Pormanove, 46 anni, era noto per i contenuti estremi su Kick, piattaforma famosa per moderazione leggera. A Contes, vicino Nizza, filmava con altri due creatori, “Naruto” e “Safine”, mentre accettava umiliazioni fisiche, colpi, spruzzi d’acqua, paintball, persino sfinimento da privazione del sonno. Il format attirava migliaia di spettatori, fino a 10.000 la notte prima del decesso. Pormanove era sdraiato, silente, quando uno spettatore ha allertato il gruppo. Dopo avergli versato dell’acqua, hanno spento la telecamera. In quel momento il live è finito. La scena è orribile: un corpo inerme sotto le luci, lo spettacolo trasformato in tragedia.

Muore streamer.
Crescono le domande sulla responsabilità delle piattaforme di streaming. – www.vcode.it

La diretta, un endurance da quasi 298 ore, ha ripreso tutto senza interruzioni. Pormanove, un ex militare con migliaia di follower su diverse piattaforme, aveva accettato di mettere in scena l’abuso come spettacolo. Ma la linea è stata superata: non si trattava più di intrattenimento, ma di violenza reale filmata in tempo reale. Il quadro si complica pensando alla normalizzazione di attività pericolose in nome del click. Lo stream, lungo e senza pause, non ha permesso di intervenire in tempo utile.

Il pubblico ha assistito in diretta alla sua morte, un’immagine che va oltre il crudele spettacolo. Non ci sono stati segnali di sospetto nella causa ufficiale, ma una autopsia è stata disposta per chiarire se gli abusi abbiano avuto un ruolo diretto. Intanto si è aperta una inchiesta giudiziaria a Nizza, con l’autopsia come primo passo per stabilire le cause e le eventuali responsabilità penali.

Le reazioni istituzionali e le responsabilità della piattaforma

La reazione francese è stata rapida. Clara Chappaz, ministra delegata all’economia digitale, ha definito quei contenuti un “orrore assoluto”. Ha richiamato la responsabilità legale delle piattaforme: per la legge, non si può ignorare la diffusione di violenze sui propri canali. L’Arcom, l’autorità di regolazione, è stata coinvolta, così come il portale Pharos per i contenuti illeciti online. Kick ha sospeso gli account coinvolti e avviato una revisione dei contenuti in lingua francese. Proprio ieri ha annunciato che i co-streamer sono stati bannati in attesa degli sviluppi dell’inchiesta.

Chi aveva già indagato sul contesto, come Mediapart, aveva descritto nel 2024 un vero e proprio “business della maltrattanza”, dove il pubblico pagava in cambio di umiliazioni inflitte a persone vulnerabili. In gennaio 2025, i due streamers implicati erano stati interrogati per sospetti di violenza su soggetti vulnerabili, messa in pericolo e diffusione di immagini violente. Furono rilasciati senza misure cautelari, ma quella indagine non ha impedito che tutto proseguisse con toni ancora più estremi.

La comunità del web è in subbuglio. C’è chi chiede norme più rigide per i contenuti in diretta, chi ci vede un segnale dei limiti superati dell’intrattenimento digitale. Intanto Kick, anche sotto pressione, si trova costretta a cambiare, e lo sappiamo: una tragedia rimane, ma spinge il sistema a una riflessione urgente. Il giornalista resta vigile.

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