Un dramma psicologico e realistico, con Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi, che esplora il rapporto tra fratelli divisi da decenni e costretti a convivere, mentre la malattia mentale diventa il punto di rottura e insieme di rinascita per l’intera famiglia.
La piattaforma Netflix ospita un titolo italiano del 2021 che ha saputo richiamare l’attenzione del pubblico per la sua delicatezza narrativa. “Mio fratello, mia sorella”, diretto da Roberto Capucci, affronta i rapporti complessi dentro una famiglia segnata da vecchi rancori, incomprensioni e malattie. Al centro della vicenda vi sono due fratelli, Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi, costretti a riunirsi nella casa paterna a causa di un testamento inaspettato. Una convivenza forzata che diventa terreno di confronto doloroso ma necessario, con i rispettivi figli a fare da specchio delle tensioni generazionali e delle possibilità di cambiamento.
L’intreccio familiare tra malattia mentale, rancori e ricerca di perdono
Il nodo centrale del film non è tanto l’eredità materiale quanto quella emotiva. I due protagonisti, lontani da tempo, devono imparare a gestire rancori e differenze caratteriali sotto lo stesso tetto. La trama si arricchisce con i personaggi dei giovani: Carolina, interpretata da Ludovica Martino, una nipote che cerca la propria indipendenza, e Sebastiano, violoncellista adolescente interpretato da Francesco Cavallo, la cui schizofrenia costringe tutti a misurarsi con fragilità e responsabilità nuove.

La rappresentazione della malattia, curata anche grazie alla consulenza della Società Italiana di Psichiatria, evita i cliché cinematografici e si sofferma su come la schizofrenia influenzi la quotidianità di chi ne soffre e dei familiari. Questo approccio rende la pellicola non solo un racconto di conflitti affettivi ma anche un momento di riflessione su un tema sociale spesso trattato con superficialità.
Le interpretazioni risultano decisive: Claudia Pandolfi incarna una madre protettiva e fragile, Alessandro Preziosi restituisce un fratello ribelle e disilluso capace di apertura emotiva, mentre i giovani attori aggiungono freschezza e conflitti realistici. La convivenza obbligata diventa così occasione di confronto, scontro e, a tratti, di riconciliazione.
Accoglienza della critica e ruolo del film nell’offerta Netflix
Al momento della sua uscita, nell’ottobre 2021, il film è stato accolto in maniera contrastante. Parte della critica italiana ha lodato il coraggio tematico, la sensibilità con cui è stata trattata la malattia mentale e la solidità delle prove attoriali. Altri hanno evidenziato un’eccessiva lentezza narrativa e alcuni momenti vicini al linguaggio televisivo. I dati di pubblico confermano questa accoglienza mista: su IMDb il punteggio medio è 6,1/10, mentre su Google Reviews il gradimento si ferma al 53%.
Nonostante ciò, il titolo continua ad avere un ruolo importante nella libreria di Netflix Italia, poiché dimostra come le produzioni originali e indipendenti possano raggiungere una platea globale affrontando temi universali come le dinamiche familiari, il perdono e la diversità. Con la sua durata inferiore alle due ore, offre agli spettatori un’esperienza intensa e riflessiva, capace di suscitare discussioni su come i legami possano ricomporsi anche dopo anni di incomunicabilità.
La pellicola è un esempio concreto del percorso che Netflix ha intrapreso negli ultimi anni con il cinema italiano: valorizzare storie intime e realistiche, capaci di parlare al pubblico internazionale attraverso un linguaggio emotivo diretto e temi che uniscono società, cultura e vita privata.