Dal 22 ottobre su Netflix, “Il Mostro” esplora i delitti di Firenze in una serie crime d’autore.
C’è un confine sottile tra verità e leggenda, tra giustizia e sospetto, tra cronaca e finzione. Il Mostro, la nuova serie Netflix firmata da Stefano Sollima insieme a Leonardo Fasoli, si muove esattamente su quella linea, per raccontare in chiave crime uno dei casi più bui della storia giudiziaria italiana: gli omicidi del Mostro di Firenze. La serie sarà disponibile dal 22 ottobre con quattro episodi, ed è già tra i titoli più attesi del 2025.
Ad alimentare l’attesa è anche il silenzio che circonda il progetto. Massimo riserbo sul set, pochissime informazioni filtrate e una strategia comunicativa che punta tutto sull’atmosfera. Un approccio che trova conferma nel passaggio Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove Alberto Barbera ha parlato di una ricostruzione minuziosadell’inchiesta, concentrata sui primi sospetti e sulle prime vittime, prima ancora dell’ingresso in scena di Pietro Pacciani.
Una serie crime che evita la spettacolarizzazione e punta sulla complessità
Le anticipazioni sul tono della serie parlano chiaro: nessun sensazionalismo gratuito, nessun voyeurismo sulle atrocità. Il Mostro non nasce per impressionare, ma per interrogare, analizzare, ricostruire. Sollima stesso, in un’intervista rilasciata nel 2024, parlava del suo lavoro come di una riflessione su pregiudizi, distorsioni e ricostruzioni che hanno accompagnato le tante fasi dell’inchiesta. Un puzzle ancora oggi senza una soluzione univoca.

La serie segue la lunga scia di sangue lasciata da otto duplici omicidi, avvenuti tra gli anni Settanta e Novanta, tutti caratterizzati dall’uso della stessa arma, una Beretta calibro 22. Ma la narrazione, secondo quanto dichiarato, si sposta anche su chi ha vissuto quei fatti dall’interno: poliziotti, sospettati, vittime collaterali, e una società italiana in trasformazione.
Nel cast non ci sono star internazionali né volti noti: la scelta è caduta su talenti emergenti, tra cui Marco Bullitta, Valentino Mannias, Francesca Olia, Liliana Bottone, Giacomo Fadda, Antonio Tintis e Giordano Mannu. Un chiaro segnale della volontà di tenere lo sguardo saldo sulla storia, senza distrazioni di marketing.
Una produzione ambiziosa che segna un possibile punto di svolta per Netflix Italia
Dietro Il Mostro ci sono The Apartment e AlterEgo, due realtà produttive italiane già note per aver puntato su prodotti complessi e di respiro internazionale. Ed è proprio questo che si avverte già dalle prime immagini diffuse: ambizione, rigore, atmosfera. Una crime story che non è solo un racconto poliziesco, ma anche un’indagine sul modo in cui i mostri si costruiscono, si raccontano, si immaginano.
Dalle prime indiscrezioni emerge la volontà di evitare una narrazione semplificata. La serie non dà risposte, ma solleva domande. Ed è forse questo il punto di forza: non raccontare un colpevole, ma restituire il contesto, le pressioni, le tensioni. L’Italia degli anni di piombo, delle paure, dei processi mediatici.
Il passaggio al Lido non è un dettaglio secondario: è un segnale della centralità culturale che Netflix vuole attribuire al progetto. Se riuscirà a rispettare il tono che promette, Il Mostro potrebbe essere la prima serie italiana di true crime capace di entrare nella conversazione internazionale, esattamente come hanno fatto titoli come “When They See Us” o “Mindhunter” all’estero.
La domanda che apre la serie – e che pare restare in sospeso anche alla fine – è sempre la stessa: “può essere andata davvero così?”. Una provocazione, ma anche un invito ad avvicinarsi alla verità con occhi nuovi.