Paul Thomas Anderson adatta Vineland di Pynchon in chiave contemporanea: cast stellare e sfida promozionale per Warner Bros.
Manca poco all’uscita di Una battaglia dopo l’altra, il nuovo film scritto e diretto da Paul Thomas Anderson con Leonardo DiCaprio protagonista, atteso nelle sale italiane il 25 settembre 2025. Nelle ultime ore è emersa la durata ufficiale: 161 minuti, pari a 2 ore e 41 minuti, che lo rendono uno dei film più lunghi nella carriera del regista e confermano un trend ormai stabile per i progetti che vedono DiCaprio protagonista, come già accaduto con Killers of the Flower Moon.
Questa nuova pellicola si ispira liberamente al romanzo Vineland di Thomas Pynchon, testo pubblicato nel 1990 e ambientato in una California attraversata da fermenti post-hippie, paranoia politica e cicatrici ideologiche. Anderson, però, decide di spostare l’ambientazione ai giorni nostri, costruendo una narrazione che mantiene intatta la struttura complessa del testo di partenza, ma ne aggiorna il contesto sociale.
Il cast riunisce attori affermati e volti meno noti: oltre a DiCaprio, ci sono Teyana Taylor, Regina Hall, Alana Haim, già presente in Licorice Pizza, Sean Penn, Benicio del Toro, Shayna McHale, Wood Harris e Chase Infiniti. La produzione è affidata a Warner Bros., che ha dovuto affrontare una sfida non secondaria: promuovere un’opera che sfugge a ogni categorizzazione commerciale.
Un film lungo, stratificato, difficile da inquadrare
Con Una battaglia dopo l’altra, Paul Thomas Anderson firma la sua seconda opera più lunga dopo Magnolia, superando in minutaggio anche titoli come Il petroliere (158 minuti), Boogie Nights (155) e The Master (144). Il film si presenta come un esperimento narrativo dalla forma ibrida, una sintesi tra racconto politico, memoria personale e riflessione collettiva.

La sinossi ufficiale del film rimane volutamente vaga: “Quando il loro malvagio nemico ricompare dopo 16 anni, un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce per salvare la figlia di uno di loro”. Nessun dettaglio sulla geografia, sull’epoca precisa, né sui personaggi. Solo un ritorno e una minaccia. Secondo fonti vicine alla produzione, la struttura sarà non lineare, con forti richiami al linguaggio di Vineland, che alterna flashback, allucinazioni e percorsi frammentati di coscienza.
Le atmosfere, da quanto trapela, mescolano il tono sporco del noir urbano con suggestioni da thriller ideologico. Anderson ha dichiarato, in una rara intervista del 2024, che la vera sfida era rappresentare “la complessità del tempo che passa, e la fatica che resta”, mantenendo la storia ancorata a una visione soggettiva, mai neutra.
A contribuire alla costruzione dell’universo visivo, una fotografia volutamente granulosa e una colonna sonora parziale, a tratti disturbante. Tutti elementi che rendono il lavoro difficile da promuovere, secondo fonti riportate da WorldfoReel, tanto che Warner Bros. avrebbe lanciato sondaggi interni per capire come presentare il film al grande pubblico. Le domande poste agli spettatori delle anteprime non riguardavano tanto trama o interpretazioni, ma in quale categoria mentale avrebbero inserito il film: dramma? thriller? cinema d’autore?
Budget imponente e marketing al limite del virale
Secondo quanto riportato da Variety, la produzione di Una battaglia dopo l’altra ha superato i 100 milioni di dollari, e il film dovrà incassare circa 300 milioni per rientrare nei costi. Numeri rilevanti, che accendono l’attenzione sulle strategie promozionali messe in campo.
Tra queste spicca la collaborazione con Fortnite, piattaforma videoludica utilizzata da Warner per inserire il personaggio di Leonardo DiCaprio in un evento interattivo, nel tentativo di raggiungere un pubblico più ampio e giovane. Una scelta che, per quanto inusuale, conferma le difficoltà nel trovare un linguaggio promozionale adatto a un film privo di etichette immediate.
Il titolo stesso, Una battaglia dopo l’altra, sembra alludere non solo alla trama, ma al percorso produttivo di un’opera che sfida le logiche della classificazione. Anderson, già noto per non cedere mai a formule semplici, firma così un’opera che rischia tutto, tra memoria, identità e perdita di senso.