Le cabine diventano un rifugio per le donne in pericolo per strada

In Corea e in Italia sono nate due iniziative per fare sentire più al sicuro le donne che camminano per strada attraverso delle cabine

Ogni donna nel mondo, almeno una volta nella vita, ha avuto paura mentre camminava per strada da sola. A prescindere dall’orario, dalla zona, o da come era vestita. Questo purtroppo è un dato di fatto e siamo ancora molto lontani dal momento in cui tutto questo smetterà di accadere…

Ma stanno nascendo sempre più iniziative per aiutare le donne che si trovano a vivere situazioni di pericolo mentre camminando da sole per strada. Le più conosciute sono i Punti Viola, le linee dedicate e le applicazioni che consentono di seguire un percorso più sicuro se devi tornare a casa da sola.

Eppure, la Corea del Sud e l’Italia stanno portando avanti parallelamente due progetti che sono una mano tesa verso le donne. Scopriamo di più sulle due iniziative tra pregi e difetti.

Corea del Sud: arrivano le cabine di emergenza

In Corea del Sud sempre più cabine di emergenza stanno sorgendo come funghi sulle strade. Questa cabine sono delle piccole stanze in grado di chiudersi ermeticamente premendo il pulsante di SOS al loro interno, pulsante che, a sua volta, invia anche un segnale alle forze dell’ordine. 

Safety Booth
Arrivano le cabine di sicurezza per strada in Corea del Sud – Instagram: elita.hsrv – vcode.it

Si tratta di un rifugio che le donne in pericolo possono sfruttare per fuggire al loro aggressore e attendere che arrivi la polizia. L’idea sicuramente è valida e piace, ma lascia comunque qualche perplessità. Infatti, restano delle domande aperte, come:

  • Se una delle cabine per sbaglio dovesse non funzionare?
  • Se l’aggressore dovesse riuscire ad entrare all’interno della cabina prima della chiusura dell porte?

In ogni caso, la Safety Booth è un passo avanti per cercare di ridurre il tasso di violenza che vede come vittime sempre più donne.

Anche l’influencer Elita Hasarova ha parlato di queste cabine elogiandole e mostrandone il funzionamento sui social in una clip. Ecco le parole dell’influencer:

“Non è fantastico! Spero che nessuno provi una cosa del genere, ma sì, la Corea ci ha pensato e ha realizzato questa cabina di sicurezza. Hai paura che qualcuno ti stia seguendo? Non preoccuparti, perché la Corea ha ideato questa cabina per proteggerti. Dopo aver premuto il bottone la porta si chiuderà e la polizia arriverà in tuo aiuto. Nessuno potrà entrare e tu sarai al sicuro.”

E i suoi followers la pensano come lei, dimostrandosi entusiasti dall’iniziativa portata avanti dalla Corea del Sud:

“È bello avere opzioni come questa per poterci proteggere”

“Sembra fantastico, abbiamo bisogno di questa cabina anche in altri paesi” 

Nonostante alcune perplessità, molte donne vorrebbero una soluzione simile per le strade della loro città, e non è detto che il progetto non si estenda anche oltre i confini coreani e prenda piede in altri Paesi.

Tuttavia, come vi abbiamo anticipato, anche l’Italia ha deciso di intraprendere un’importante iniziativa per consentire alle donne di chiedere aiuto quando si trovano fuori casa, sfruttando però delle cabine già presenti, a cui è stato aggiunto un collegamento particolare.

Italia: le cabine per fototessere diventano Pink Box per chiedere aiuto 

Molte città italiane hanno aderito all’iniziativa di rendere le cabine per fototessere delle Pink Box, ovvero dei punti antiviolenza in grado di mettere in comunicazione la donna in pericolo con il centralino del 1522 (numero antiviolenza e anti-stalking, attivo 24 ore su 24).

cabina foto
Le cabine per fototessere diventano delle Pink Box – Unsplash – vcode.it

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Differenza Donna e Dedem, azienda del 1962, che possiede in Italia 4000 cabine per fototessere. Il pulsante di emergenza è ben visibile e permette di contattare subito la linea dedicata, ricevendo aiuto in più di 11 lingue differenti.

Al momento si contano un totale di 50 Pink Box sparse in diverse città italiane, ma a partire dal 30 giugno il progetto si estenderà, andando ad inglobare Agrigento, Milano, Napoli, Roma, Torino, Verona, Bari ed entro fine anno la speranza è di passare da 50 cabine antiviolenza a 300.

Ecco come Simona Belli, responsabile delle risorse umane di Dedem ha commentato l’iniziativa e la collaborazione con Differenza Donna:

“Con questo progetto abbiamo messo a disposizione la nostra infrastruttura per una battaglia che non può che essere dell’intera società. Se potremo aiutare anche solo una donna a riconquistare la libertà il nostro obiettivo sarà stato raggiunto.”

I dati raccolti dal 1522 sono preoccupanti

Il numero antiviolenza ha rilasciato delle percentuali che mostrano un panorama ancora piuttosto oscuro in Italia per quanto riguarda la violenza sulle donne:

  • Il 47% delle vittime che chiama il numero dedicato per violenza fisica, mentre il 37% per violenza psicologica. 
  • Il 64,5% dichiara di aver subito violenza per più anni, solo il 10% chiede aiuto per episodi isolati di violenza.
  • Il 25% delle vittime afferma di aver paura di morire o di temere per l’incolumità di un proprio caro a causa della situazione violenta in cui si trova.

Nonostante quasi l’80% dei casi di violenza denunciati si sia svolto tra le pareti di casa, il tasso di violenze in strada continua a salire, soprattutto nelle grandi città.

Tra il 2019 e il 2023 a Milano le denunce per violenze sessuali sono raddoppiate. Sono in aumento anche le violenze sessuali di gruppo, che nel giro di 4 anni sono passate da 20 a 53. In più, secondo dei dati risalenti al 2020, l’84% delle donne italiane ha subito almeno una volta delle molestie per strada. 

Questi numeri devono preoccupare e fare riflettere. Ma iniziative come quelle di cui vi abbiamo parlato oggi, pur non estirpando il problema alla radice, permettono alle donne di trovare una via di fuga in situazioni in cui rischierebbero di non averne, e di chiedere aiuto nel momento del bisogno. 

La speranza è che ci sia sempre meno bisogno di soluzioni come queste e che quei bottoni vengano schiacciati sempre meno perché improvvisamente non più necessari. Ma fino a quel giorno è nostro dovere fare tutto ciò che possiamo per fare sentire al sicuro le donne almeno per strada, perché purtroppo i dati dimostrano che è ancora più difficile proteggerle all’interno delle loro stesse mura di casa. 

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